Lascia che ti porti indietro nel tempo. È il 1912, ti trovi nell’antica città di Akhenaton e sei in compagnia di un’equipe tedesca di archeologi. Hai il privilegio di assistere al ritrovamento di uno dei capolavori dell’arte egizia e un’icona del periodo amarniano: il busto di Nefertiti.
Nobile dama dal bel viso
“La nobile dama, la Grande nel proprio palazzo, la donna dal bel viso, l’Incantevole con le due piume, la regina dell’allegria, l’aggraziata la cui voce genera gioia, Grande sposa reale, la sua amata, la Signora delle due Terre Neferneferuaton Nefertiti, viva e sana, giovane e per sempre durevole, in eterno”
Difficile identificare l’autore di questa forma poetica tramandata attraverso opere dell’epoca e iscrizioni su monumenti e reperti, meno difficile coglierne i riferimenti. Essa si riferisce, infatti, a Nefertiti stessa, grande sposa reale di Akhenaton, il faraone dell’era amarniana.
Viene messa in evidenza la grande importanza e bellezza che, all’epoca, era attribuita a questa figura, evidenziando i vari titoli che le sono stati attribuiti. Tra tutti, la nobile dama e la Grande nel proprio palazzo mettono in luce il suo status elevato conferito dalla posizione di potere come regina consorte. Ancora, la donna dal bel viso e l’incantevole con le due piume evidenziano la sua bellezza e il suo fascino. La bella che è venuta è il significato letterale del suo nome; questo racchiude in sé tutti quegli attributi che oggi trovano conferma nelle immagini conosciute della regina tra cui il busto, ormai icona dell’antico Egitto.
Armonia speculare di fascino
Come dicevo, siamo nel 1912 e il busto viene ritrovato all’interno del laboratorio di scultura di Thutmose. Conservato in modo eccezionale, si presenta con uno stato ottimale dei colori, che ha lasciato gli archeologi stupefatti. Il volto magro della regina poggia su un collo sottile che regala al complesso fascino ed eleganza. La regina zigomi alti, palpebre leggermente abbassate e labbra piene e ben disegnate che accennano un sorriso. La perfetta simmetria del volto contribuisce nella percezione del fascino della figura.
Nel complesso si presenta come un’opera molto realistica, sia per l’espressione del volto, che per le proporzioni del busto. Scommetto che la prima cosa che hai notato osservando il suo volto sia stata l’assenza di uno degli occhi. Ho ragione? In qualsiasi caso più avanti parleremo anche di questo dettaglio, così Tela spiego. Continuando ancora un attimo sullo stile di questa scultura, nonostante manchi uno dei due occhi la regolarità e perfezione del contorno orbitale non lo fa percepire come un difetto.
Abbraccio con il mistero dell’assenza
È il momento di abbracciare l’ambiguità e il mistero tipici dell’Egitto per svelarti una curiosità che non tutti conoscono. Sul viso della regina risulta l’assenza di segni distintivi dell’età di una donna. Per la percezione della stessa gioca un ruolo fondamentale la luce, la quale, a seconda dell’angolazione, può renderla una giovane donna o una signora matura.
In questa figura l’enigma, tipico del mondo egizio, affonda le sue radici nell’assenza dell’occhio sinistro. È probabile che questo sia venuto a mancare a causa di una caduta del busto. Ancora più probabile è che si tratti di un lavoro incompleto, suggerito anche dalla parte esterna delle spalle non ultimata. Sono pronta ad anticipare di nuovo la tua prossima domanda. Certa del fatto che ti stia chiedendo come mai sia rimasta incompleta. La risposta è semplice e rintracciabile nel pretesto che ha portato alla realizzazione del busto. Infatti, questo nasce come un modello utile agli scultori per rappresentare Nefertiti in altre opere. A suggerirlo anche il taglio netto sotto le spalle della regina.
Nelle vesti della regina d’Egitto
Hai notato il particolare cilindro che possiede in testa la regina? Si tratta del tradizionale copricapo egiziano degli antichi faraoni, ornato da una striscia geometrica a riquadri colorati. Il nastro rosso, simbolo del potere, si incrocia nella parte posteriore del capo, fermato da una corniola e due foglie di papiro. Il copricapo è, inoltre, adornato con l’ureo, un serpente che rappresenta la regalità, e con due piume di struzzo, simboli di maat: equilibrio cosmico e verità. Sul davanti, al centro, era applicato il cobra, simbolo regale, andato perduto. Lo scollo è incorniciato da un collare (usekh) con vari colori che richiamano pietre, metalli preziosi e smalti.
Ricerca dell’invisibile
Non posso concludere questo articolo senza avvolgere ancora un po’ questo busto in un velo di mistero. A tal proposito, c’è stato qualche dibattito tra gli esperti sull’autenticità del busto di Nefertiti. Alcuni studiosi hanno avanzato teorie secondo le quali potrebbe essere un’opera moderna o una falsificazione dell’epoca della sua scoperta. I dubbi nascono dallo stile del busto, caratterizzato da tratti che differiscono dagli standard artistici dell’epoca di Nefertiti; dalla mancanza di documentazione, poiché scoperto senza un’autenticità sufficientemente documentata.
Tuttavia, la maggior parte degli studiosi ritiene che sia genuino e risalga all’antico Egitto. Non vi sono prove definitive che contraddicano la sua autenticità. In ogni caso, qualsiasi sia l’epoca alla quale appartiene, si sa, non è carino chiedere l’età a una donna 😉