Teschi della società: Basquiat

Figure stridenti e colori accesi. Soggetti che portano incisi, su loro stessi, segni primitivi e infantili. È questa l’arte di Jean-Michel Basquiat, writer e pittore statunitense accolto dall’influenza del neoespressionismo e graffitismo. Forse, il merito più grande è stato dar voce ai teschi della società che lo accoglieva. Tela spiego con quest’articolo.

SAMe Old shit

Il terreno fertile degli anni Settanta e Ottanta ben accoglie la produzione artistica di Basquiat, cui opere sono ampiamente influenzate dal linguaggio pubblicitario commerciale, dal cosmopolitismo, dalle innovazioni tecnologiche, dai media e dal consumismo. Il linguaggio perfetto? Murales e graffiti.

Prima di addentrarci nell’analisi delle sue opere e delle interpretazioni a esse legate, voglio parlarti un po’ della sua vita. L’adolescenza è stato un periodo tormentato a causa del divorzio dei genitori e delle continue visite agli istituti psichiatrici della madre. Le emozioni di Basquiat erano così travolgenti da portarlo a scappare di casa all’età di soli 15 anni. Subito dopo, è stato arrestato per vagabondaggio e poi iscritto alla City as school: scuola con metodi di insegnamento alternativi e più adatti al carattere di Basquiat.

Basquiat e Al Diaz

È questo il contesto e l’ambiente che diventa la culla di una nuova amicizia, quella con Al Diaz, un graffitista a cui bisogna riconoscere il merito di aver fatto prendere consapevolezza a Basquiat, circa le sue capacità artistiche come writer. Non manca il tempo dedicato alla produzione artistica combinata dei due, che lascia il segno con la firma SAMO. Ti starai chiedendo da dove derivi, cosa significhi, ma fortuna che tela spiego io.

La storia dietro questa scelta è tanto banale quanto divertente, infatti, nasce da una frase detta dai due mentre fumavano marijuana “SAMe Old Shit“. Con il tempo si è trasformata in una vera e propria filosofia concettuale che ha fatto l’esordio in un’opera letteraria del 1977: racconta di un giovane che rifiuta tutte le religioni per sposare, invece, i principi di quella SAMO:

facciamo sulla terra tutto quello che ci pare, poi confidiamo nella grazia di Dio con la scusa che non lo sapevamo

SAMO

Appare evidente la netta opposizione al cattolicesimo. Con il passare del tempo SAMO iniziava a scivolare via dai fogli delle produzioni letterarie, per trovare spazio sui muri dei quartieri di Soho e Tribeca. Accompagnata dal simbolo del copyright. “SAMO©“. A causa di alcune divergenze caratteriali e artistiche il duo si era ormai sciolto, ma Basquiat continuava a portare nella sua produzione il tag SAMO©, rivisitato. Adesso compariva “SAMO© IS DEAD”.

Andy Warhol: idolo e patrigno

Poco tempo dopo, Basquiat avrebbe trovato nella figura di Andy Warhol, non solo un idolo, ma anche l’inizio di un sodalizio artistico durato un paio di anni. Sono gli anni 80 anche portano all’artista la prima fama, con questa, però si aggrava anche la sua tossicodipendenza, insieme ad alcuni disturbi comportamentali. La scomparsa di Warhol ha rappresentato l’inizio del declino peggiore, Basquiat trova rifugio nell’abuso di eroina, la stessa che lo fa trovare privo di sensi nel suo loft il 12 agosto del 1988 .

Basquiat e Andy Warhol

Oltre le cornici di Basquiat

Ma dopo esserci tuffati a capofitto tra le pagine della vita di Basquiat, è arrivato il momento di andare oltre la cornice delle sue opere. Le immagini che nascono da queste sono all’apparenza semplici ed è possibile rintracciare le influenze dalla cultura afroamericana, africana e azteca.

Untitled (Two on Gold), 1982, Basquiat

I soggetti si presentano come delle figure antropomorfe colorate dai tratti poco realistici e cui composizione è alternata dall’uso di forme morbide e spezzate e rigide. Ti sarà, sicuramente, capitato di scarabocchiare sui fogli mentre sei al telefono, e tra una domanda e l’altra avrai poi ritrovato sullo stesso foglio qualche esserino stilizzato che il te delle elementari faceva comparire spesso nei suoi di disegni. Non ti sto dicendo che i tuoi esserini siano equiparabili a quelli che popolano le opere dell’artista statunitense, ma hanno in comune il fatto che entrambi non ammettano nulla di razionale. L’espressione artistica di Basquiat lascia il segno di un’azione viscerale e quasi primitiva, carica di colori energici e segni violenti.

Teschi della società

Il linguaggio duro e trasgressivo delle sue opere serviva spesso per rendere le sue opere una drammatica critica sociale, portando lo spettatore a riflettere su alcune tematiche e denunciare alcuni teschi della società come l’ipocrisia capitalista o l’esistenzialismo, ma soprattutto la condizione degli afroamericani nella società a lui contemporanea.

Esempio è  Irony of the Negro Policemen; opera che ribalta la condizione dei poliziotti bianchi come simbolo di abuso di potere e rigore. La rappresentazione ci mostra, con tono ironico, un uomo nero divenuto poliziotto, e passa, quindi, dalla storica sottomissione determinata dalla sua etnia a una posizione di comando.

Irony of the Negro Policeman, 1981, Basquiat

In termini di numeri, bisogna riconoscere che non sono tante le opere di Basquiat in circolazione. Complice di ciò i suoi moti creativi che si alternavano a periodi molto intensi a periodi di stasi e di non produzione artistica. Inoltre, lo stesso artista ha ammesso di aver distrutto diverse volte le sue stesse opere.

Analizzando i simboli ricorrenti, va citata senza dubbio la corona che è diventata quasi la sua firma. Oltre agli elementi anatomici, troviamo molto spesso lo scheletro, il teschio: storicamente simbolo della caducità della vita e ,forse, testimonianza di un ossessione per la stessa morte che lo porterà con sé troppo presto

Red Kings, 1981, Basquiat

I suoi teschi sono fortemente espressivi, richiamano quasi una maschera tribale. Per lo stesso motivo, è probabile che più che la morte, vogliano richiamare all’aggressività e alla violenza: la ribellione. I teschi rappresentano, infatti, le ingiustizie sociali che portate su tela hanno l’obiettivo di attivare nell’osservatore moti di opposizione contro le stesse.

Riding with death: denuncia al razzismo

L’opera sulla quale voglio che ti sofferma è Riding with death. Si, lo so, sembrerebbe richiamare in chiave punk il Trionfo della morte, ma ne parleremo in un altro articolo. Quella dell’artista statunitense, ritrae una figura in groppa ad un cavallo. Quest’ultimo risulta scheletrico, destrutturato, pronto per autodistruggersi da un momento all’altro. Anche la figura antropomorfizzata non presenta carattere di stabilità e robustezza, al contrario appare instabile e fragile.

Riding with death, 1988, Basquiat

Si tratta di una delle ultime opere realizzate da Basquiat, il che porterebbe a un’interpretazione circa la premonizione del suo destino. Ma se ti dicessi che si nasconde un’altra storia? Un’altra interpretazione? Tela spiego subito!

Come ti avevo già anticipato, l’arte di Basquiat è apertamente un pretesto di denuncia contro molte condizioni della società a lui contemporanea, in particolare quella che poneva gli afroamericani in una posizione di inferiorità e sottomissione. Quest’opera può essere interpretata come l’ossimoro della civiltà umana che si erge sulle fondamenta del razzismo. Basquiat, in quanto testimone e denunciatore di questo scheletro della società, ci presenta una nuova prospettiva, di buon auspicio. I pilastri del razzismo, il cavallo scheletrico della sua opera, crollano e lasciano spazio a una figura che si presenta ormai fragile dopo gli anni di ingiustizie subite.

Quale interpretazione ti affascina maggiormente? Ti invito a lasciare un commento. Come sempre, mi auguro che portare lo sguardo oltre la cornice di queste opere ti abbia arricchito. Ti aspetto al prossimo appuntamento dentro l’arte.

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