Un urlo che dura un attimo. Lo stesso attimo che Bernini riesce a cogliere e imprimere nel tempo costruendo una formidabile intensità. Bocca spalancata, lingua tesa, sopracciglia appuntite e una fronte tanto aggrottata da far rizzare anche i capelli sopra le orecchie. Ti invito a proseguire con la lettura di questo articolo per portare lo sguardo oltre la cornice, o meglio il marmo, di Anima dannata e beata
Espressione barocca
Gian Lorenzo Bernini è noto per essere uno dei grandi maestri del periodo barocco. Uomo di molte abilità tra cui scultura, pittura, architettura e persino regia teatrale. Un artista che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’arte barocca, caratterizzata dalla sua straordinaria espressività e teatralità. Ha portato la scultura a un livello completamente nuovo, rendendo il marmo così flessibile da renderlo quasi carne e sangue.
Basta dedicare un rapido sguardo alla nostra scultura per notare tutti i segni barocchi che porta incisi sul suo marmo. Al primo posto l’eccesso, seguito dalla ricerca del movimento e della drammaticità che si cela tra le curve e gli spigoli di un attento uso di luci e ombre. Il risultato? Un’anima dannata che sembra viva agli occhi del fruitore.
Una spirale di disperazione
Protagonista di quest’opera è una figura maschile, il cui corpo, spoglio di indumenti, si contorce e piega in pose che sembrano quasi impossibili da traferire nella rigidità del marmo. Bernini è stato un maestro nel dimostrare il contrario, ha saputo catturare l’essenza della carne umana avvolta dalla sofferenza. Il volto dell’anima dannata è straziato dall’agonia, i suoi occhi restano annegati nella stessa sofferenza che lo tormenta, concedendo una piccola porzione del suo sguardo alla ricerca della commiserazione.
Uno degli aspetti più sorprendenti di questa scultura è l’uso intelligente dello spazio negativo. Se non sai di cosa si tratta, Tela spiego in breve: viene definito come lo spazio vuoto o interstiziale circostante a un’opera d’arte e può essere utilizzato per enfatizzare o definire la forma dell’oggetto principale. In questa prospettiva, lo scultore ha scavato il marmo intorno alla figura creando una rappresentazione che lascia l’anima emergere dal materiale stesso.
Scommetto che anche tu sia riuscito a cogliere il senso di dinamicità e movimento che emana questa scultura. L’impressione è quella di un’anima che sta cercando disperatamente di liberarsi dalla sua prigione di pietra; alla stregua di un corpo rimasto incastrato nell’immobilità delle sabbie mobili. Nel complesso si presenta come una figura tormentata, un’anima dannata, avvolta in una spirale di disperazione che quasi ne sfigura il volto.
Somiglianza con la gorgone
Il dolore di cui ti sto raccontando sembra sorgere all’improvviso, cogliendo di sorpresa il soggetto scolpito da Bernini. La causa di questo attimo di agonia resta in balia di diverse interpretazioni: c’è chi sostiene che sia la raffigurazione di un giovane oppresso dal tormento che, guardando verso il basso, vede gli orrori dell’inferno; chi, invece, rimanda la scena alla raffigurazione di un soggetto pagano, un satiro. Ma su questa torneremo più avanti…prima voglio farti una domanda.
A proposito di figure mitiche. L’opera di Bernini ti ricorda qualche personaggio della mitologia che è diventato molto famoso in un’opera che lo vede come protagonista? Ti lascio un indizio: incrociare il suo sguardo ti lascia pietrificato. Esatto, sto parlando proprio di lei, Medusa. In particolare, mi riferisco allo scudo con testa di Medusa di Caravaggio.
La bocca è spalancata in un urlo di dolore e gli occhi sembrano fuoriuscire dalle sue orbite, sotto un groviglio di serpenti che si agita sulla testa. L’impressione di un attimo che si staglia su uno scudo lasciandolo sospeso per sempre. L’urlo di Anima dannata sembra risuonare nell’eco di quello della Medusa di Caravaggio. La sua espressione cita ogni singolo dettaglio della Gorgone: dalla bocca spalancata alle sopracciglia appuntite.
Dal cristiano al pagano
Ma qual è il significato di tutto questo dramma? Tornando all’interpretazione della nostra scultura, possiamo ricondurla alla rappresentazione del tormento eterno, la condanna senza speranza, che si dice sia il destino degli empi nell’aldilà, una rappresentazione della lotta tra peccato e redenzione.
Anima dannata in realtà è tradizionalmente affiancata da un altro volto, che presenta i toni opposti e che nel complesso i critici hanno chiamato Animas, un particolare non indifferente per rendere completa la prima interpretazione. Il secondo volto è quello di una fanciulla che rivolge lo sguardo al cielo, un gesto di ringraziamento per la serenità dalla quale è avvolta, la stessa che trova espressione nelle labbra dischiuse e nelle guance rilassate. È così che Anima dannata trova la compagnia di Anima beata, vista come la personificazione della beatitudine cristiana.
Studi recenti hanno messo in dubbio l’interpretazione dei busti come rappresentazione dell’anima di cristiani che sperimentano le pene dell’Inferno e i piaceri del Paradiso. Così, viene fornita una nuova chiave di lettura che ci permette di accedere a un mondo pagano, dove i nuovi protagonisti sono un satiro e una ninfa.
Nella mitologia greca i satiri erano noti per il loro comportamento ludico e libidinoso; le ninfe, invece, esprimevano lo spirito divino nella natura e nel paesaggio. Questi soggetti visti in coppia possono condurre a diverse interpretazioni, sintetizzabili nell’armonia tra l’umanità, la natura e l’amore, con una dinamica che bilancia gli aspetti opposti dei personaggi e crea un’esperienza emotiva e mitologica complessa.
Equilibrio degli opposti
I satiri, noti per il loro comportamento lascivo e giocoso, e le ninfe, spesso considerate simboli di grazia e purezza, rappresentano un equilibrio tra opposti. Questa coppia può essere vista come un esempio di come l’attrazione tra opposti possa portare all’armonia e all’equilibrio: l’unione tra la natura selvaggia (il satiro) e la bellezza naturale (la ninfa) con l’umanità. La coppia formata da un satiro e una ninfa rimanda, così, alla complessità della nostra stessa esistenza, la ricerca di un equilibrio tra istinto e ragione, tra amore e desiderio, volta a scoprire la bellezza intrinseca della natura.
Spero che esplorare le dinamiche umane attraverso una lente mitologica ti abbia condotto a una riflessione sul rapporto che abbiamo con il mondo naturale. Come sempre, ti aspetto al prossimo appuntamento per condurre insieme lo sguardo oltre la cornice.